Saluti del Segretario Generale (Ulisse) e del Comitato Centrale

(nuovo)Partito comunista italiano

Comitato Centrale

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8 dicembre 2017
Saluto del (n)PCI alla Festa della Riscossa Popolare della sezione “Lidia Lanzi” del Partito dei CARC di Reggio Emilia


Cari compagni,
a nome del Comitato Centrale del (nuovo) PCI faccio auguri per la Festa della Riscossa Popolare e ringrazio per l’invito a prendere la parola.

Suppongo che oggi la vostra attenzione è concentrata su due temi. In primo luogo sul Centenario della gloriosa Rivoluzione d’Ottobre e l’ondata di lotte rivoluzionarie che ne è seguita nel mondo intero in tutta la prima parte del secolo scorso; in secondo luogo, grazie alla presentazione di Correvo pensando ad Anna di Pasquale Abatangelo, sul ruolo che le Organizzazioni Comuniste Combattenti e in particolare le Brigate Rosse hanno svolto nel nostro paese nella seconda parte del secolo. Il tutto in vista di tirarne insegnamenti per la lotta contro la Repubblica Pontificia in corso oggi. Ma io non entrerò direttamente in merito a nessuno di questi due temi. Per il primo tema rimando i presenti non solo al numero 57 della rivista del (n)PCI La Voce che certamente è a vostra disposizione, ma anche al Comunicato diffuso il 27 settembre dal Comitato Centrale, mentre per il secondo tema rimando al saluto che ho mandato il 30 giugno alla presentazione qui a Reggio di Il proletariato non si è pentito: Comunicato e saluto che trovate sul sito Internet del (nuovo)PCI. Approfitto invece dell’occasione per lanciare un appello a ognuno di voi alla solidarietà con i membri delle Brigate Rosse e delle altre Organizzazioni Comuniste Combattenti prigionieri della Repubblica Pontificia.

L’accanimento delle borghesia imperialista contro di loro è la dimostrazione che essi sono ancora oggi una forza politica. Essi godono ancora oggi di prestigio tra le masse popolari. Le loro parole e le loro prese di posizione sono ascoltate e sono importanti per animare e orientare la lotta in corso oggi per la rinascita del movimento comunista e per far fronte al catastrofico corso delle cose imposto nel nostro paese e nel mondo dalla borghesia imperialista e dal suo clero che ha il suo centro mondiale nel Vaticano: in breve sono importanti per la rivoluzione socialista.

Sul finire degli anni ’70 le Brigate Rosse mobilitavano per la ricostruzione del partito comunista gran parte di quegli operai che volevano instaurare il socialismo e che si erano già resi conto che la via parlamentare al socialismo imposta nel PCI da Togliatti e la sua cricca aveva in realtà portato all’asservimento dell’Italia alla NATO, all’occupazione americana del nostro paese e al consolidamento della Repubblica Pontificia. Le Brigate Rosse furono sconfitte non perché la borghesia era forte, ma solo perché, nelle condizioni nuove create dalla seconda crisi generale del capitalismo che iniziava proprio negli anni ’70, non proseguirono con una linea adeguata nel loro proposito di ricostruire il partito comunista: deviarono invece verso il militarismo, cioè verso l’idea che la lotta armata è comunque e sempre la forma principale della lotta di classe. Ma nonostante questa sconfitta, esse godono ancora di grande prestigio.

Quando nel Sessantotto e al tempo dell’Autunno Caldo, contro le grandi e avanzate rivendicazioni delle masse popolari la borghesia scatenava la sua violenza (Commissione Trilaterale, Gladio, piano Gelli, strategia della tensione, stragi di Stato: piazza Fontana Milano, piazza Della Loggia Brescia e le altre), anche in Italia vi fu da parte delle masse popolari una vasta risposta di azioni armate diffuse ma scoordinate. In questo movimento di azioni armate le Brigate Rosse portarono la giusta parola d’ordine strategica della ricostruzione del partito comunista. Da qui il prestigio di cui ancora oggi godono e che fa dei prigionieri una forza politica.

La solidarietà verso i prigionieri non è una questione umanitaria, è un fronte di lotta politica. Essa rafforza i prigionieri e in particolare quelli di loro che fanno valere il loro prestigio per contribuire alla rinascita del movimento comunista.

La borghesia sostiene che ha sconfitto le Brigate Rosse perché il loro proposito di instaurare il socialismo è da pazzi, perché la rivoluzione socialista è impossibile, perché la borghesia è forte. La sinistra borghese sostiene le stesse tesi della borghesia. Vogliono demoralizzare le masse popolari, distoglierle dalla rivoluzione socialista, perché per combattere è necessario avere fiducia, essere convinti di poter vincere. Quelli che furono membri delle Organizzazioni Comuniste Combattenti sono nella posizione più favorevole per spiegare che la rivoluzione socialista è possibile oltre che necessaria, che essi furono sconfitti per i loro limiti nella comprensione della linea da seguire, che erano peraltro limiti di tutto il movimento comunista. Questo è il principale contributo che possono dare alla lotta in corso oggi. Noi con la nostra solidarietà dobbiamo sostenerli perché essi adempiano oggi a questo compito e facciano la loro parte nella lotta in corso.

Per questo chiamo ognuno di voi a essere solidale e a promuovere tra le masse la solidarietà con i rivoluzionari prigionieri. La solidarietà con i rivoluzionari prigionieri rafforza tutti noi. È una manifestazione del legame fraterno che unisce tutti quelli che lottano con dignità e coerenza contro il catastrofico corso delle cose che la borghesia imperialista impone nel mondo.

La rivoluzione socialista è in corso. Che ognuno occupi il posto più avanzato che è in grado di occupare. La nostra impresa è grande. Vi è un posto per ogni persona di buona volontà. Il contributo di ognuno è prezioso.

Compagno Ulisse, segretario generale del Comitato Centrale del (n)PCI.